Animalista o antispecista? Il lupo conosce la risposta – da Repubblica sera
Che differenza c’è fra ambientalisti e animalisti? Chi sono gli antispecisti? A volte, nella comunicazione di argomenti che interessano un sempre più vasto numero di persone, si tende a generalizzare, non di rado incorrendo in qualche errore. Partendo dal presupposto che è assai riduttivo, ormai, circoscrivere a categorie specifiche la passione per la tutela della biodiversità, delle aree verdi, della natura e degli animali – si tratta infatti di un sentimento che a vario titolo può albergare oggigiorno in qualsiasi cittadino del pianeta – esiste una distinzione profonda fra l’ambientalista e l’animalista. Il primo, che sposa la missione di proteggere l’habitat – l’ambiente naturale – pone comunque al centro dell’impresa l’uomo. E’ lui infatti che dirime le questioni, giudica, valuta e determina: e all’occasione, pure, manipola. L’ambientalista, per dirne una, può essere favorevole ai ripopolamenti di specie, alle selezioni e non necessariamente contrario ad alcune forme di caccia: il concetto è la salvaguardia di un insieme. L’animalista, invece, lotta per la vita del singolo: egli riconosce in ciascun animale un individuo che merita rispetto e protezione. Il concetto che alcuni definiscono oggi antispecista, è un pensiero espresso nei secoli anche da grandi filosofi, scienziati, scrittori e statisti, da Plutarco fino a Tolstoj e Gandhi, e riconosce l’identico diritto di stare al mondo di ogni individuo, a qualsiasi specie egli appartenga: il pollo, l’ape, il gatto, il maiale sono nostri compagni di viaggio su questo pianeta, tantopiù privarli del comune dono della vita è un’empietà.
Le abitudini alimentari di chi matura tali posizioni sono due. Ogni tanto si sente dire: “Sono vegetariano, mangio solo il pesce”: ma non funziona certo così. Una cosa sono le abitudini dietetiche, i gusti personali, dal macrobiotico al biologico (che, in sé, non significa rispetto per gli animali). Le scelte etiche invece non prevedono deroghe e sono molto semplici. I vegetariani sono coloro che, rigorosamente, non mangiano animali uccisi, in alcun caso e di nessuna specie. Se rigorosi, evitano anche quei formaggi stagionati in cui sia utilizzato il caglio naturale, prelevato dalle interiora di carcasse. I vegan, o vegani che dir si voglia, compiono un passo ulteriore, escludendo anche i derivati animali, ovvero latte, latticini e uova. Non si tratta affatto di un estremismo: la produzione di questi alimenti, che oggi avviene quasi interamente a livello industriale, comporta per gli animali sofferenze inaudite, e in ogni caso culmina con la loro uccisione.
Nel lessico animalista, infine, esistono alcune metafore ovviamente sgradite, tipo “carne al fuoco”, “vendere la pelle dell’orso”, mentre all’augurio “in bocca al lupo” si risponde semplicemente “grazie”: quella di non auspicare, anche un po’ volgarmente, la morte dell’animale, è tutto sommato un’interpretazione ragionevole dell’auspicio, fondata sull’idea della lupa capitolina che salvò Romolo e Remo. Fra le fauci del lupo, insomma, si è in salvo.