Dal re di Spagna al Papa quei riti crudeli dei potenti – da Repubblica sera
Ad aprile la fotografia di Juan Carlos di Spagna compiaciuto in posa davanti al suo trofeo, un elefante privo di vita accasciato contro un albero, fa il giro del mondo. L’immagine squarcia un velo sugli oltraggiosi eccessi cui ancora indulgono potenti e privilegiati: anche per il sovrano di un paese dove vige la corrida è chiara la vergogna, così il Re chiede pubblicamente scusa. Appena qualche anno fa, immortalato nell’atto di infierire su una volpe agonizzante, non fece altrettanto mea culpa Filippo di Edimburgo, principe consorte di Elisabetta d’Inghilterra: vuoi perché l’uccisione violenta del piccolo animale nostrano colpisce meno del pachiderma sacrificato alla stupidità, vuoi perché in un arco breve la sensibilità è molto cambiata.
Oggi, in contrasto con il sistema dei grandi consumi che impone realtà come gli allevamenti intensivi o la distruzione degli ecosistemi, la crudeltà gratuita verso il singolo, se non l’accanimento contro la specie, non vengono più accettate. Accade dunque che, per ovviare al danno d’immagine, autorità e aziende debbano fare retromarcia. La Disneyland di Hong Kong, ad esempio, alla vigilia dell’apertura si rassegnò a togliere dai menu la zuppa di pinne di pescecane; è di pochi giorni fa la notizia che, dal 1 luglio, lo stato della California bandirà il foie gras poiché il metodo di produzione – l’ingozzamento forzato dell’oca – è stato giudicato troppo aberrante dalla Human Society of the United States.
Curiosamente, le più sorde alla nuova coscienza riguardo la vita degli animali sono proprio le istituzioni religiose, che non vogliono rinunciare a riti e simboli, anche quando crudeli, offensivi o sorpassati. Pensiamo alle macellazioni rituali ebraiche e islamiche, permesse anche in Italia, durante cui gli animali vengono dissanguati a morte senza alcuna forma di stordimento preventivo. Non che il cattolicesimo si dimostri tanto più attento verso le specie diverse dall’uomo. Benedetto XVI ha addirittura ripristinato, per sé, l’uso di stole e bordure di ermellino, benché da tutto il mondo gli siano giunte petizioni e raccolte di firme con la preghiera di abolire una volta per tutte la macabra e ridicola maschera. D’altronde, il Vaticano è indifferente anche alle numerose richieste affinché non si collochi più il grande abete morente in piazza San Pietro, nell’occasione del Natale. In realtà, prima del 1982, nessuno si sognava di pensare che fra gli antichi colonnati vi fosse necessità di questo triste orpello paesano: fu un signore polacco a portare di persona in dono a Woytjla l’albero mozzato, ed egli non poté rifiutare. Da allora, ogni anno, si fa a gara per chi taglia l’abete più grande da regalare al Papa.
E’ vergognoso come i potenti ci dimostrino ogni giorno come non rispettino i popoli.