Animali e simboli nella storia dei romani
Via del Biscione, salita del Grillo, l’elefantino di piazza della Minerva: leggiamo la storia guardando sempre e solo all’uomo, come se null’altro avesse attraversato i secoli, ma basta una passeggiata per Roma a dimostrarci quante specie abbiano incrociato il nostro cammino. S’incomincia con larghi, piazze e strade intitolati a Delfini, Caprettari, Palombella, Serpenti, Scrofa, Falco, Uccelliera, Tritone, spesso motivati dalla presenza dell’animale in questione.
Se la marmorea Gatta dell’omonima via controlla il passante da un cornicione con tanta discrezione da essere notata a stento, i Cavalli Marini di Villa Borghese emergono impetuosi dalle acque della fontana. Più d’una le sale a titolo faunistico dei Musei Capitolini; candide Aquile, Oche che per la verità sono anatre col becco aperto, bronzee come pure il gruppo che ritrae Romolo e Remo allattati dalla Lupa. Si poggiano su una conchiglia le grandi api pensate da Bernini per il fontanile all’angolo fra piazza Barberini e via Veneto, commissionata nel 1644 da Urbano VIII come abbeveratoio pubblico. Allo stesso Bernini o a Andrea Sacchi sono attribuite le Tartarughe di un’altra fontana, i cui quattro efebi trattengono la coda di altrettanti delfini. Ruggisce il leone d’oro dello stemma rionale di Trastevere, diverse le interpretazioni. Secondo alcuni si rifà a una fiera anticamente custodita ai piedi del Campidoglio e giustiziata per aver sbranato un ragazzo che si era avvicinato troppo alla gabbia. Altri suggeriscono si tratti piuttosto del leone di Androclo. Questi, schiavo in fuga da un padrone crudele, in Africa soccorse un felino togliendogli una dolorosa spina dalla zampa. Catturato e ricondotto a Roma fu dato in pasto alle belve, ma nell’arena incontrò il suo amico. Grato, il leone gli andò incontro con affetto, suscitando tanta meraviglia che l’imperatore graziò entrambi. al_lupo@repubblica. it
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